Dux by Margherita Sarfatti

Dux by Margherita Sarfatti

autore:Margherita Sarfatti [Sarfatti, Margherita]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical, Biography & Autobiography, Political Science, Political Ideologies, Fascismo & Totalitarianismo
editore: Mondadori
pubblicato: 1926-12-07T23:00:00+00:00


XXX.

LE GIORNATE DEL MAGGIO

L’interventismo in istrada. - Un nuovo tipo di giornale. - Filippo Corridoni. - Il partito e l’aggruppamento. - «Parecchio.»

Gabriele d’Annunzio e il 24 maggio del 1914.

Schiere di giovani, a braccetto - non frotte, drappelli - scandivano fremendo queste parole, sopra un ritmo basso, fortemente martellato, insistente come una cadenza di marcia:

Abbasso l’Austria

E la Germania

Con la Turchia

in compagnia.

Voci, ritmi, passi, cadenze: per quale segreto istinto ordinate era la prima volta - sopra una disciplina così grave e guerresca?

Fu il leitmotiv dell’interventismo. La galleria di Milano e i portici, poi la piazza ne furono pieni. Poi straripò per i corsi, le strade, i sobborghi di tutta Italia, volontà implacabile di una nazione a cui si contendeva di essere eroica.

La cravatta svolazzante e le spalle quadre dell’operaio fraternizzavano con la giacca striminzita dell’impiegatino miope, col solino alto e la figura slanciata dello studente rotto agli sport. Erano giovani, semplicemente - gli eterni giovani - e perciò idealisti; erano quei giovani «delle officine e degli atenei, degli anni e degli spiriti», ai quali il condottiero del Popolo d’Italia aveva lanciato con sicuro istinto il suo grido. Fremevano di «fare» la storia, e più tardi doveva raccoglierli intorno a sé con un altro: A noi! e non mai invano. Erano i giovani, che non pane dovevano dare di sé, non frutto, non fiore, ma maturare, sotterrare nelle trincee e nelle fosse, con la loro carne, con il loro sangue, il germe della messe futura.

Scapigliato, furibondo, magnifico giornale era Il Popolo. Creatura tutta viva, come lo amava il suo creatore! Quante volte, nel cuore della notte, lo vidi tornare indietro - partito appena per mutare un titolo, per modificare una testata. Il titolo stesso era pieno di felici significativi: Avanti! era stato una scimmiottatura del Vorwàrts! tedesco persino nel punto esclamativo. Qui, non più imitazioni esotiche, non più il paria in recriminazione, la maestà del popolo già proclamata, la divisione di classe assorbita, Mazzini sostituito a Carlo Marx, e l’antitesi con la sintesi. Niente articoli editoriali anonimi e compassati. Brevi colonne a caratteri larghi, interlineate di spazi come da righe di fuoco; urli di battaglia, motti di riconoscimento per l’amore e per l’odio, a caratteri cubitali in cima a ogni pagina, su tutte le sei colonne, e quella firma elettrizzante che si correva a cercar con l’occhio: «Mussolini», breve e apodittica in calce a parole concitate e imperiose. Niente frasi, le idee buttate giù nell’ordine logico, senza corollari, da uomo impaziente e frettoloso, che accenna il pensiero per sommi capi. I redattori del Corriere della Sera, presenti ovunque e in nessun luogo nel loro giornale come il Flaubert nel romanzo; e i redattori di tutti gli altri giornali della penisola, i quali con poveri mezzi si sforzavano più o meno di contraffare la prudenziale gravità del Corriere, si ritraevano scandalizzati da quell’irruente stil nuovo. Ma con gli articoli e con le orazioni, non meno roventi e schematiche, Mussolini agiva su tutte le aristocrazie intellettuali. Al suo fianco, Filippo Corridoni esercitava nello stesso senso la propria influenza sulle profonde masse operaie dei sindacati.



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